La Spagna nel 900

Una profonda arretratezza economica e una grave conflittualità sociale caratterizzavano la Spagna novecentesca. L’economia agricola era fondata sul latifondo e tra i contadini si erano diffuse organizzazioni socialiste e soprattutto anarchiche. Inoltre, assai forti erano le aspirazioni autonomistiche nutrite da baschi, catalani e galiziani. Queste tendenze erano contrastate dai ceti sociali e dalle forze dominanti nel paese: i terratenientes, gli imprenditori, i finanzieri, i monarchici, le gerarchie militari ed ecclesiastiche.

La chiesa cattolica esercitava in Spagna un’influenza culturale e politica impensabile in uno stato laico novecentesco: essa deteneva ancora estese proprietà terriere e il controllo dell’istruzione. Il regime politico spagnolo era democratico grazie anche all’introduzione del suffragio universale nel 1898 ma si trattava di una democrazia fragile. Infatti, nel 1923 il generale Primo de Rivera sciolse il parlamento e costituì un governo ispirato al fascismo. De Rivera tentò di favorire l’industrializzazione ma il suo rifiuto di considerare qualsiasi ipotesi di riforma agraria gli procurò una crescente opposizione fra i contadini. Il re Alfonso XIII licenziò de Rivera e lasciò il paese poiché alle elezioni dell’aprile 1931 vinsero i repubblicani e i socialisti. Così fu proclamata la Repubblica e si formò un governo di coalizione comprendente esponenti dell’opposizione borghese, repubblicani, radicali e socialisti. Fu introdotta una nuova Costituzione e si avviò una politica di riforme (suffragio femminile, laicità dello stato e istruzione non ecclesiastica, introduzione del divorzio, autonomia alla Catalogna e riforma agraria).

Il governo repubblicano fu debole poiché il consenso era limitato ai ceti medi, agli intellettuali e al proletariato, mentre nelle campagne dominavano gli anarchici che organizzarono scioperi e manifestazioni contro il governo. Si venne coagulando un nucleo di opposizione di destra alla Repubblica (monarchici, cattolici e i fascisti della Falange del figlio di de Rivera). Alle successive elezioni del 1933 prevalse il blocco di centro-destra che iniziò a smantellare le riforme democratiche. In tutto il paese si verificarono scioperi e insurrezioni, soffocati con estrema durezza dal governo.

 LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936)

La Spagna era ormai divisa in due blocchi contrapposti:

  • nell’aprile 1936 le sinistre ci presentarono alle elezioni unite in un Fronte popolare e vinsero formando un governo di orientamento democratico-repubblicano
  • negli ambienti della destra e delle gerarchie militari maturò il progetto di riconquistare il potere con un atto di forza: nel luglio 1936 diversi reparti dell’esercito si ribellarono al governo repubblicano e a capo dell’alzamiento c’era il generale Francisco Franco.

Mentre la Francia e la Gran Bretagna decisero di non intervenire temendo uno sviluppo in senso socialista, la Germania e l’Italia inviarono complessivamente 70 000 soldati, mezzi, armi, cannoni e aerei che resero Franco padrone della guerra. L’Unione sovietica, sia direttamente sia attraverso l’Internazionale comunista, fornì armi, aiuti e concorse all’organizzazione delle Brigate internazionali, formate da esponenti antifascisti di tutta Europa. La vittoria fu dei franchisti: giocarono a loro favore la superiorità militare e soprattutto l’aviazione tedesca che con i bombardamenti terroristici distrusse la città di Guernica. Nel gennaio 1939 Franco prese Barcellona e in marzo entrò a Madrid. Finiva così una guerra civile durata quasi tre anni, costata circa 500 000 morti e caratterizzata da inaudite atrocità ovvero momenti sanguinosi di lotta fratricida.

Lascia un commento